lunedì 12 maggio 2008

BEL-AMI


Giornalismo


Chiunque si sia impelagato nel giornalismo, o ci sia tuttora impelagato, si trova nella crudele necessità di salutare gli uomini che disprezza, di sorridere al suo miglior nemico, di venire a patti con le più nauseanti bassezze, di sporcarsi le dita nell'intento di pagare i suoi aggressori con la loro stessa moneta.

Ci si abitua a veder fare il male, a tollerarlo: poi si comincia con l'approvarlo e si finisce col commetterlo.

Alla lunga, l'anima, continuamente avvilita da vergognose e continue transazioni, s'impoverisce, la molla dei nobili pensieri si arrugginisce, i cardini della banalità si logorano, e funzionano senza sollecitazione.

Gli Alcesti divengono dei Filinti, i caratteri si snervano, i talenti s'imbastardiscono, la fede nelle opere belle sparisce.

Colui che voleva essere orgoglioso delle proprie opere si spreca in pessimi articoli che la sua coscienza, prima o poi, gli rivela come altrettante cattive azioni.

Chi era venuto, come Lousteau, come Vernou, per essere un grande scrittore, si ritrova nei panni di un impotente libellista. Sicché non saranno mai abbastanza onorati coloro il cui carattere è all'altezza del talento, i d'Arthez che sanno camminare con passo sicuro attraverso gli scogli della vita letteraria.

Guy de Maupassant

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