martedì 14 gennaio 2014

Ardita: attenti, andiamo verso l'indulto mascherato anche in favore dei mafiosi

Sebastiano Ardita
"Si parla di un indulto mascherato,


ma è peggio. L'indulto opera in maniera generalizzata, uguale

per tutti, invece con il meccanismo previsto dal decreto lo

sconto cresce con il crescere della pena" e "non essendovi

sbarramento, vi è la possibilità di far uscire i soggetti più

pericolosi sul piano criminale". E' la stroncatura del

procuratore aggiunto di Messina Sebastiano Ardita della

cosiddetta "liberazione anticipata speciale", prevista dal

decreto Cancellieri sulle carceri, che - ha sottolineato - è

applicabile anche ai detenuti di mafia (così come previsto già

per la liberazione anticipata dal '75).

La disposizione, che permette di aumentare da 45 a 75 i

giorni di sconto concessi ogni semestre per la liberazione

anticipata a partire dal 2010 e per altri due anni, ha spiegato

Ardita in un'audizione alla Commissione Giustizia della Camera

che ha in esame il decreto per la sua conversione, "avrà

un'ampia applicazione tra gli esponenti della criminalità

mafiosa condannati a pene lunghe". Mentre "è chiaro che non

potrà che incidere in modo molto marginale sull'affollamento,

potendo riguardare al più qualche migliaio di soggetti".

In sostanza, si cerca, secondo Ardita, "di svuotare il mare

con un guscio, ma con l'effetto che si consentirà ai detenuti

che hanno pene più gravi di uscire prima". In questo modo, ha

spiegato, "la soluzione al sovraffollamento viene perseguita

come una rinuncia alla pena. E non ottiene lo scopo deflattivo".

Ardita critica anche il "risarcimento equitativo" di 100 euro

al giorno per ciascun detenuto nel caso di mancata ottemperanza

alle disposizioni imposte dai magistrati di sorveglianza, per

l'impatto economico che l'attuale formulazione potrebbe avere.

"Può riguardare - spiega - una posizione soggettiva" che non

equivale ad una "violazione dei diritti", ma la mancata

ottemperanza comporterebbe un risarcimento ottenuto

"surrettiziamente".

"Il costo sociale del carenza di adeguatezza delle carceri

oggi lo pagano i detenuti sotto forma di disagio ulteriore. E

questo non è giusto. Ma l'operazione che si vorrebbe fare è

scaricare questo costo sui cittadini", ha concluso.

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