mercoledì 16 gennaio 2013

Consulta: Messineo e Teresi difendono Di Matteo




Il pm Nino Di Matteo


Le tracce informatiche delle quattro telefonate intercettate tra il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, e l'ex ministro dell'Interno, Nicola Mancino, saranno presto distrutte seguendo la procedura tracciata dalla sentenza della corte costituzionale. Francesco Messineo accoglie così le motivazioni della sentenza della consulta sul conflitto di attribuzioni sollevato dal Quirinale. "Daremo esecuzione alla sentenza della Consulta nei termini enunciati dal dispositivo e invieremo al gip la richiesta di distruzione delle intercettazioni". Spiega il capo della Procura di Palermo. "La decisione della Consulta sul


conflitto d'attribuzione tra Quirinale e Procura di Palermo - aggiunge Messineo - è utile perché traccia un percorso che potrebbe tornare utile in altre occasioni, semmai ve ne fossero. Comunque - sottolinea Messineo - mette la parola fine su tutta la vicenda". Quanto al passaggio in cui la Consulta fa esplicito riferimento a un'intervista rilasciata dal pm Nino Di Matteo, // Messineo e Teresi ricordano che la notizia dell'esistenza delle intercettazioni era stata pubblicata prima dell' intervista sul settimanale 'Panorama'.


"Sia Di Matteo che Messineo -specifica l'aggiunto Teresi che ha preso il posto di Antonio Ingroia - ritennero di dovere intervenire per "evitare il panico" che si poteva ingenerare con la notizia dell'esistenza di intercettazioni della massima carica dello Stato. Volevano soltanto dire - precisa Teresi - che, qualora fossero esistite, quelle conversazioni, erano comunque irrilevanti". Insomma Messineo e Teresi difendono e sostengono l'operato del loro sostituto.

"Non abbiamo mai detto che avremmo valutato le parole o le espressioni adoperate dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano nell'intercettazione con Nicola Mancino - sottolinea il procuratore di Palermo - . Il Capo dello Stato non poteva essere oggetto di valutazione. Avevamo giudicato e valutato irrilevanti le espressioni di Nicola Mancino e avevamo il potere di farlo, perché anche se non era indagato era assoggettato legittimamente e intercettazioni".



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