Le mafie dichiarano guerra a Libera bruciando le terre riguadagnate con la confisca dal giogo della criminalità organizzata. Don Luigi Ciotti replica secco: "Quelle terre sono libere e libere resteranno. Non ci lasciamo intimidire".
L'ultimo episodio. Nella notte un incendio in più punti brucia 12 ettari di grano in località Cento Moggi a Pignataro Maggiore, proprio sulle "terre di Don Peppe Diana". "Una rappresaglia continua e reiterata con il chiaro intento di colpire chi lavora per ristabilire legalità e realizza un' economia giusta e sana nel nostro paese". Il 12 giugno altri due incendi inceneriscono uliveti a Castelvetrano e Partanna. Ancora le fiamme radono al suolo, duemila piante di arance a Belpasso nel catanese. Attentati e intimidazioni a Mesagne, Borgo Sabatino e nella piana di Gioia Tauro.
"Non possiamo più pensare a delle coincidenze", sottolineano i promotori di Libera.
Il procuratore Gianni Salvi |
Pronta la risposta delle istituzioni. La procura di Catania guidata da Gianni Salvi ottiene un'ordinanza cautelare contro gli imprenditori Riela, proprietari originari del terreno confiscato a Belpasso.
Un' inchiesta della guardia di Finanza svela un raffinato meccanismo di intestazione fittizia dei beni che avrebbe consentito ai Riela di far valere i crediti e riappropriarsi dell'azienda di autotrasporti confiscata dalla magistratura.
Emergono inquietanti rapporti con i politici. Decisivo il ruolo di funzionari pubblici "a disposizione" per consentire l'assunzione nell'azienda confiscata di fedelissimi della famiglia Riela.
Il capo, Francesco, impartisce ordini dal carcere. Lì dove lo raggiungono i due fratelli. L'ultimo, Rosario Riela, i finanzieri lo arrestano all'aeroporto di Catania.
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