sabato 7 luglio 2012

Il tesoretto dei Ciancimino in Svizzera





Dodici milioni di dollari depositati in una banca svizzera. Apparterrebbero al tesoro di Vito Ciancimino l'ex sindaco di Palermo, capo indiscusso dell'ala politica dei corleonesi di Cosa Nostra sino alla morte avvenuta a Roma, il 19 novembre del 2002.

Li ha scoperti la guardia di finanza nell'ambito di un'inchiesta coordinata dalla Dda di Palermo. Sarebbero nella disponibilità del figlio di don Vito, Massimo Ciancimino, teste chiave nelle indagini sulla trattativa stato- mafia, indagato per mafia, esplosivi e calunnia nei confronti del sottosegretario ai Servizi, Gianni De Gennaro. Avviata la rogatoria internazionale per ottenere il sequestro e la confisca del tesoretto dei Ciancimino.

L'indagine patrimoniale della Finanza punta comunque al colpo grosso: nel mirino degli investigatori una massa monetaria di almeno trecento milioni di euro frutto del coinvolgimento di Massimo Ciancimino e uno stuolo di colleti bianchi negli affari delle ecomafie. Ciancimino jr. già condannato per in via definitiva per riciclaggio con i suoi soci occulti avrebbe gestito la discarica di Gline, la più grande d'Europa, alle porte di Bucarest.

Ciancimino replica: "Soldi miei in Svizzera o Romania? Regalo tutto ai terremotati dell'Emilia". Poi aggiunge, vogliono bloccare la mia testimonianza sulla trattativa. Argomento sul quale Ciancimino non ha detto tutto e non tutto quel che ha detto è vero.


In una perquisizione della Dia a Milano appare un appunto «L'argomento è sempre la strage Falcone-Borsellino legata alla più grossa azienda ecologica in Romania». La frase è tra le carte della messinese Santa Sidoti, collaboratrice di Massimo Ciancimino moglie del faccendiere Romano Tronci. Da decenni nella black list di chi indaga sulle ecomafie.






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