domenica 20 novembre 2011

Guerra alla 'ndrangheta in Lombardia. Non finisce qui.




E' solo l'inizio. 110 condannati su 118. Mille anni di carcere inflitti. Confiscati beni per 15 milioni di Euro. Il sistema criminale-imprenditoriale-politico controllato dalla 'ndrangheta in Lombardia, fotografato dall'inchiesta "Infinito" della procura di Milano, regge alla prova della sentenza di primo grado, con rito abbreviato, pronunciata dal Gip Roberto Arnaldi nell'aula bunker di Ponte Lambro. Entro 60 giorni le motivazioni. Un dato è certo: la 'ndrangheta c'è e comanda in Lombardia. Tra svenimenti, applausi sardonici e insulti autentici urlati contro il giudice che li condanna, i rappresentanti delle locali lombarde della mafia calabrese e il loro capo indiscusso, Pasquale Zappia, celebreranno dietro le sbarre i successi dell'organizzazione criminale nel nord Italia. Con un colpo di spugna giudiziario si cancella l'onta del brindisi mafioso dinanzi al ritratto dei giudici uccisi da Cosa Nostra nel cicolo culturale Falcone e Borsellino di Paderno Dugnano. Le condanne riguardano per lo più reati associativi e contro la pubblica amministrazione. Restano gli omicidi sui quali indaga la Procura per meglio definire il profilo criminale delle 'ndrine lombarde che si intersecano e si confondono con gli omicidi portati a segno dai sicari di Cosa Nostra e Camorra per garantire il controllo del territorio, ovvero spaccio, appalti, assunzioni, servizi, forniture, usura, racket, voto di scambio della criminalità organizzata nella regione più ricca e produttiva del Paese. L'assassinio più noto è quello di Carmelo Novella, ucciso il 14 luglio 2008 a San Vittore Olona. Uno dei capi de "la Lombardia", l'organismo che riunisce tutte le locali di 'ndrangheta lombarde. Eliminato perché voleva la scissione dalla Calabria. Parte dalla sua morte, l'operazione del luglio 2010, che smantella i vertici noti. Ci sono almeno altri tre omicidi di 'ndrangheta, due vittime di lupara bianca (una data in pasto ai maiali a Bernate Ticino) e altri tre legati ad altre mafie italiane trapiantate in Lombardia i cui contorni restano oscuri. In tutto questo c'è il riciclaggio, il controllo dei municipi, delle aziende sanitarie, dei trasporti. Insomma, affari, denaro, affari e ancora denaro. In sintesi: potere reale. Ci sono vittime eccellenti. Avvocati e imprenditori, sospettabili sì, ma insospettati di fatto sino al loro assassinio. C'è una regione che si sveglia ostaggio delle mafie. Insomma, dopo la condanna pronunciata in via Uccelli di Nemi, la partita tra la società civile milanese e le cosche da mezo secolo trapiantate in Lombardia.... non finisce qui.

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